Commento al Vangelo Gv 13,1-15

La storia ce lo insegna e oggi continua la memoria di un Dio che si è fatto carne. La comunità giovannea dipinge l’immagine strana di un Dio che si fa servitore degli ultimi, degli emarginati e dei discriminati. L’immagine di un Dio altro, che si discosta dalla visione classica di un Dio che ancora oggi è rimasta in alcune chiese. Così come sempre Dio ci stupisce, prende le distanze da un mondo religioso dove la relazione con Dio era basata sull’osservanza di una legge inventata dall’uomo. Dio ribalta le idee, le convinzioni e le leggi degli uomini: da un Dio che bisognava servire a un Dio che si mette a servire, da un Dio che doveva ricevere offerte e sacrifici a un Dio che si fa vittima dell’uomo per essere anello di congiunzione di un patto di alleanza che vuole continuare a mantenere e a rinnovare con il suo popolo, affinché chi è schiavo diventi signore e chi è signore diventi servo. Abbiamo capito ormai che la parola di oggi è SERVIRE. Gesù si fa servo, fa un lavoro di servo, lava i piedi ai suoi discepoli.

è questo il delitto. l'insegnamento e la pratica dell’amore e del servizio. Un uomo che si dice essere Dio (Io sono colui che sono), che ha sovvertito totalmente il concetto di dominio e supremazia e l’ha sostituito con amore per il prossimo, ma soprattutto per chi è emarginato e discriminato dalla sua società. Un uomo che ha dato dimostrazione tangibile che Dio non è qualcuno lontano, ma qualcuno vicino. Un Dio che è amore e servizio e che libera dalla schiavutù dell’inautenticità. Un’idea formidabile, ma un’idea eretica per quel mondo religioso, ma anche per quello contemporaneo che non ha capito nulla delle dichiarazioni esplicite di un Dio così strano, e che predica molte volte non sapendo neanche cosa volessero dire le parole in Giovanni. Parole taglienti verso le istituzioni e il potere, parole che diventano lama e che divide chi vuol seguire la Parola e chi vuole invece continuare a credere in un dio che si è costruito nel tempo e a cui gli ha messo parole di condanna in bocca. Il crimine è aver bestemmiato Dio predicando l’amore, cambiando radicalmente nella gente che lo seguiva il concetto di Dio. Non più l'uomo al servizio di Dio, ma Dio al servizio degli uomini.

Un uomo colpevole per aver proposto la bellezza di un Dio a servizio degli uomini, un dio che anziché punire, perdona, un Dio che anzichè togliere, dona, un dio che anziché lasciare ai margini della strada l’essere umano, lo innalza e lo libera dalla schiavitù dell’emarginazione, insegnando all’uomo il rapporto con Dio e con il suo simile, insegnando all’uomo l’esclusione di qualsiasi forma di dominio. Un dio che non si trova in un tempio di pietra ma che con la sua carne si fa tempio per insegnarci a essere chiesa che si fa carne e che si fa servizio nella società in cui viviamo. 

Il nuovo volto di Dio prende forma e nella mentalità della gente scattano le parole eretico e pazzo, persino nei suoi familiari che non riconoscono più il Gesù cresciuto con i principi della religione del suo tempo. il nuovo volto di Dio ha preso forma ed è scattato nella mente e nella penna dei palazzi ecclesiali la retrogradazione di Dio.

Pensate che all’epoca di Gesù non si parlava di libertà, era un concetto sconosciuto, perché i termini esistenti erano potere e dominio esercitati proprio da chi doveva predicare Dio. Gesù s’inserisce con questo insegnamento nella profezia di Osea: Misericordia io voglio e non sacrificio e noi siamo riusciti a opprimere la gente in difficoltà e a prescrivere il sacrificio nei confronti di Dio. 

Ormai vicino a Gerusalemme, Gesù è esplicito con i suoi discepoli, li avverte di ciò che stava per avvenire. Non va a conquistare il potere, va a essere ucciso dal potere, si fa con la morte un Dio sconfitto. "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i capi delle nazioni dominano su di esse e i loro grandi spadroneggiano su di esse. Tra voi non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti". Nessun potere né nella comunità del suo tempo, né in quelle di oggi. Per Gesù una struttura di potere non può essere immagine del Dio dell’amore che si fa servitore, perché il suo comandamento Fate questo in memoria di me è il mandato di Dio. E il servizio diventa vocazione, e la vocazione diventa comunità di fratelli e sorelle che cooperano per il bene della società, lottando per i diritti di tutti e tutte, per la salvaguardia del creato e che si fa immagine di Dio nel servizio e si fa immagine di Dio nella creazione e nella liberazione continuando l’azione divina.

Anche il Figlio dell'uomo infatti, non è venuto per essere servito, ma per servire, dando la propria vita in riscatto per molti, pronto a dare la vita per i suoi amici. Senza risparmiarsi. 

Gesù si fa anche merce di scambio, di contrabbando, si fa baratto. Diventa lo straccio che si vende al mercato per 30 monete d’oro per riscattare la libertà dell’essere umano dalla schiavitù del peccato e dalla maledizione della Legge dell’uomo. Questa è la seconda liberazione del popolo, una nuova possibilità per l’essere umano di accogliere la grandezza di un Dio che si fa piccolezza. Un Dio che si è trasformato nel Pane della vita e nel Vino della gioia stando in mezzo a noi come colui che serve. Ed è qui l’altro mandato di chi si mette alla sequela di Gesù, di chi deve stare sempre in allerta, svegli e in servizio. Gesù infatti si è paragonato a un uomo che tornato a casa nella notte più fonda ha trovato i suoi servi ancora svegli si è messo con loro a servire al banchetto. 

In verità io vi dico si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli". L’ultima Cena. Ed è quella la tavola kdi legno su cui depone la veste, momento in cui dona la vita per i suoi amici “Io depongo (lascio) la mia vita per poi riprenderla di nuovo”. Ed è da quel tavolo di legno che prende il grembiule del servo cingendoselo ai fianchi. è con quel lenzuolo che asciuga il peccato lavato con l’acqua delle sue lacrime di amore, e sarà quel lenzuolo che porterà con sé sulla croce di legno, fatta del legno di quella tavola della cena, per mondare il peccato con il suo sangue, il sangue dell’alleanza tra Dio e l’essere umano. 

Lavare i piedi. L’azione che veniva compiuta da chi non aveva dignità nella società, prima di pranzare o cenare, l’abluzione che per sovvertire la legge avviene nel bel mezzo di quella cena. Ed è questo il gesto che Dio ci chiede di fare, nel bel mezzo del banchetto della vita, ovvero tutti i giorni, di mettersi al servizio per liberare lasciandoci guidare dal Pane di Vita e dal Vino della Libertà e della Gioia per accogliere lo Spirito di creazione di libertà, lo Spirito aleggiante di Dio, perché solo "dove c'è lo Spirito del Signore, c'è libertà" senza mai distaccare la Parola, dall’Amore e dal Servizio, dalla Croce e dalla Risurrezione.

«Signore, tu a me lavi i piedi? Non mi laverai mai i piedi!. Pietro che si meraviglia come noi, che di fronte all’incredulità di un Dio che si fa essere umano e di fronte all’azione di libertà che opera in noi quando stendiamo la mano al prossimo. Un Pietro come noi che spesso non siamo disposti a metterci a farci Pane spezzato per gli altri. Pietro ha compreso benissimo, non è stupido! Sa perfettamente cosa voleva dire Gesù con quel Fate questo in memoria di me ed è in quella frase che si compie il Vieni e Seguimi, pronunciata dal Cristo sul legno di quelle barche di pescatori. Se lo fa lui, sono chiamato a farlo anch’io! Se non ti laverò, non avrai nulla a che fare con me. Se Pietro non accetta questa strada di servizio è fuori dall’essere Figlio di Dio perché non potrà mai comprendere il messaggio di amore di un Dio che oggi rinnova il suo farsi maledizione. “Se capite [sapete] queste cose, siete beati se le fate”. Se non si accetta il servizio dei fratelli e delle sorelle e non ci si mette al servizio nei confronti della comunità dei discepoli e delle discepole, non si potrà far parte di quell’alleanza con Dio.

«Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». Pietro ha solo l’ultima chance, l’ultima possibilità per non impegnarsi. Pietro ha capito, ha paura a ciò che andrà incontro. E tenta di ricoprire il ruolo dei sacerdoti del tempio e dei farisei, si appiglia alla Legge: il rito guidaico che purifica sono le abluzioni sul capo e sulle mani. E Gesù gli risponde come avrebbe fatto a chi lo interrogava nel tempio: «Chi ha fatto il bagno, [non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed] è tutto puro; e voi siete puri”

Non è così un rito che rende puro chi lo fa, ma l'accoglienza del servizio e dell’amore, ovvero la piena alleanza con Dio che si rinnova ogni giorno e si mantiene costante nel servizio verso il prossimo, anche se il prossimo è il nostro peggior nemico. Non è il capo che deve essere purificato perchè è la Parola che lo purifica "Siete puri per la parola che vi ho detto", ma sono i piedi che devono essere purificati attraverso il servizio. 

Ed è quando finisce di lavare i piedi, che Gesù si sdraia. Vi ho fatto vedere come si fa, vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Se dunque io, che vengo chiamato Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Non abbiate nessun debito tra voi se non l'amore gli uni gli altri, vi è scritto in Romani. Ed è così che il sospetto di Pietro trova fondamento, ma nello stesso tempo consolazione, come si compie in quel momento il comandamento dell’Amore che trova fondamento nel Beati quelli che credono pur senza aver visto.