Commento al Vangelo del giorno Gv 10, 11-18 - "Io sono il Pastore Vero".

Gv 10, 11-18 (traduzione CEI 74):
11Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 12Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 13egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio». 

L’immagine di Gesù come Buon Pastore è ovviamente quella più conosciuta, un'immagine che porta con sé tantissimi significati. E anche quando si presenta così c'è sempre qualcuno che non lo vede bene. Chi sono? Le nostre vecchie conoscenze: i capi sacerdoti che lo ritengono un pazzo fulminato, un pazzo scatenato. Già tanto che non l'hanno lapidato seduta stante. E noi abbiamo capito come i capi sacerdoti oppure abbiamo capito realmente cosa vuole dirci Gesù? 

La settimana scorsa abbiamo parlato del Pane di Vita, cap 6 della testimonianza della comunità di Giovanni e abbiamo visto un Gesù che prima si presenta come datore di pane e  poi dice di essere il Pane che da vita eterna rivendicando sempre la condizione divina riconfermandola più volte con quel "Io sono", il nome di Dio. 

Ricordiamo Mosè? Dio gli ha detto senza tante parole la risposta che lui cercava "Io sono colui che sono”, cioè colui che è vicino al suo popolo. Ma questo i personaggi dell'AT non l'hanno mica capito! C'è stato bisogno dell'incarnazione di Dio in Cristo per portare questo messaggio agli uomini, ma anche con lui non hanno capito pienamente e l'hanno pure mandato a morte.

E oggi cosa ci dice? Di nuovo “Io sono il Pastore Buono". Aspetta non era Buon Pastore?

E qui arriva il bello, anche noi non abbiamo capito nulla di questo "Io sono il Pastore Buono" perché bontà in greco è espresso dell'Evangelo di Giovanni agatos. Qui il termine usato è “kalos” che significa ‘bello’, ‘vero’. Quindi se traduciamo in modo corretto avremmo il Pastore Vero. Mai sentito dire, vero? E invece sì se ci ricordiamo di Ezechiele in cui Dio rimprovera i "sacerdoti" perché pensano a se stessi e ai loro palazzi di pietra anziché pensare al gregge e cosa dice? “verrà un tempo in cui io stesso mi prenderò cura del mio gregge”. Ecco che quel tempo è arrivato con la venuta del Cristo ed è per questo che le nostre vecchie conoscenze se la prendono a morte. Vieni tu a dirci come seguire il popolo? Vuoi venire a insegnarci il mestiere?

Si risponde Gesù, vengo perché voi siete dei ladri perché comandate sul mio gregge, vi credete i possessori loro e fate credere di avere in mano Dio. Bella tosta la risposta di Gesù vero? Queste parole sono rivolte anche a tutti noi, e in particolar modo a tutti i vescovi, ai presbiteri, ai diaconi, agli animatori di comunità, a tutti nessuno escluso. Mettiamocelo in testa, il Pastore, quello vero, è Cristo, noi vescovi, presbiteri, diaconi, animatori di comunità siamo solo dei tramiti per l’annuncio della Vera Vita. 

E come riconosciamo questo Pastore Vero? Quello che “da la vita per le pecore”, quel Pane, quella Parola che ci da vita. Con questo Gesù taglia le gambe andando ben oltre a Ezechiele. Il pastore non protegge solo mettendosi davanti a tutti, non si prende solo cura del suo gregge, il pastore deve dare la vita. E i pastori veri sono quelli che hanno difeso anche solo una pecora perché emarginata, perché derisa, perché discriminata. I pastori veri, quelli che sono da tramite per l'annunzio della Parola di Vita hanno perso o rischiano la loro stessa vita. Penso a pastori come Luigi Ciotti, Massimo Biancalani a tanti altri pastori che rischiano ogni giorni la pelle per stare al fianco degli ultimi, quelli che si sono resi preti della strada e non dei palazzi.

Chi è il mercenario di cui parla Gesù? colui che agisce per proprio tornaconto. Quel presbitero che nega la comunione a una donna o a un uomo perché separato, perché gay o lesbica, perché risposato e poi invece inchina le statue a certi signorotti, a certi don rodrigo, e li comunica pure. Chi agisce per il proprio interesse, Gesù lo chiama mercenario.

E per 3 volte, ovvero per sempre, definitivamente, conferma quel “Io sono”. Lui è l’Agnello che da la vita e che si rende Pastore Vero del suo gregge. E attenzione che Gesù conosce una ad una le sue pecore e viceversa e ogni volta che un presbitero giudica e discrimina si comporta proprio come hanno fatto quei capi dei sacerdoti che hanno condannato a morte il Cristo.

E poi nuovamente il comandamento dell'amore voluto da Dio che da a Lui, il Cristo, e che si trasforma in amore comunicato attraverso la Parola a tutti, nessuno escluso. 

Ci dice il vangelo poi “Le altre pecore che non provengono da questo recinto… “. cos’è il recinto? qualcosa che ti da sicurezza se sei con il Pastore Vero e ti toglie la libertà di essere chi sei se sei con il Pastore falso e mercenario, nel recinto della religione.
“Ho altre pecore che non provengono da questo recinto, anche quelle io devo guidare”. La religione ti tiene all'oscuro della Parola di Vita, chi è invece alla sequela del Cristo nella comunità di persone che non si ergono sui piedistalli e che si servono l'uno con l'altro te la rende evidente perché è nella debolezza umana che Cristo si fa evidente, non nelle chiese di pietra, non in quei tabernacoli dorati.

Come si fa a distinguere la voce del Signore? Chi impone non porta la voce del Signore, chi propone sì. 

Apro una parentesi storica “un solo ovile e un solo pastore” a causa di una traduzione errata è nata la pretesa della Chiesa istituzione fino a imporre ‘fuori dalla Chiesa non c’è salvezza’. L’unico vero santuario però è la carne dell'uomo debole dove si farà presente il Cristo e la sua comunità di persone totalmente libere.