L'Unione di Utrecht delle Chiese vetero-cattoliche è conosciuta anche con il nome di Unione di Utrecht. Una federazione di Chiese vetero-cattoliche, non in comunione con Roma, si "stacca" dalla Chiesa cattolica in seguito alla proclamazione dei dogmi dell'Infallibilità pontificia e della Giurisdizione universale del vescovo di Roma. La Dichiarazione di Utrecht è stata firmata nel 1889 dai vescovi olandesi, tedeschi e svizzeri. Questo atto unificò il movimento intorno al "Credo dell'antica Chiesa indivisa del primo millennio". Con gli accordi firmati a Bonn nel 1931 l'Unione di Utrecht è in piena comunione con la comunione anglican. Con chiesa filippina indipendente, l'inizio della comunione rilase al 1965, mentre con le chiese ortodosse si è dovuto attendere il 1987 con la "Dichiarazione cristologica congiunta". Le Chiese membro dell'Unione di Utrecht fanno parte del Consiglio ecumenico delle Chiese. 

I sottoelencati:
- Johannes Heykamp, Arcivescovo di Utrecht,
- Casparus Johannes Rinkel, Vescovo di Haarlem,
- Cornelius Dieppendal, Vescovo di Deventer,
- Joseph Hubertus Reinkens, Vescovo della Chiesa Vetero-Cattolica in Germania,
- Eduard Herzog, Vescovo della Chiesa Vetero-Cattolica della Svizzera

il 24 settembre 1889, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, riuniti nell'abitazione dell'Arcivescovo di Utrecht, rilasciano la seguente dichiarazione alla Chiesa Cattolica:
in base all'invito del confirmatario Arcivescovo di Utrecht, riuniti per una discussione, abbiamo deciso di riunirci d'ora in poi di tempo in tempo per discutere delle faccende comuni, con l'aiuto dei nostri assistenti, consiglieri e teologi. Riteniamo opportuno, durante la prima riunione, compendiare brevemente in una dichiarazione comune i principi ecclesiastici secondo i quali abbiamo gestito il nostro compito vescovile finora e lo sarà gestito in futuro, come abbiamo già avuto ripetutamente occasione di dichiarare singolarmente.

Rimaniamo fedeli al principio della chiesa antica, quale Vincenzo di Lerino ha espresso nella frase:
"Id teneamus, quod ubique, quod semper, quod ad omnibus creditum est, hoc est enim vere proprieque catholicum"

Per questo noi rimaniamo fedeli alla fede della chiesa antica, come è stata dichiarata nei simboli ecumenici e nelle decisioni dogmatiche comunemente riconosciute dai sinodi ecumenici della chiesa indivisa del primo millennio.

1) Siccome in contrasto con le credenze e la costituzione della chiesa antica, rifiutiamo e respingiamo i decreti del Vaticano del 18 luglio 1870 sull'infallibilità e l'episcopato universale o l'onnipotenza ecclesiastica del Papa Romano. Ma questo non ci impedisce di riconoscere il primato storico così come da vari concili ecumenici e dai Padri della Chiesa antica è stato attribuito al Vescovo di Roma quale "primus inter pares", con l'approvazione di tutta la chiesa del primo secolo.

2) Respingiamo inoltre la dichiarazione di Pio IX dell'anno 1854, sull'immacolato concepimento di Maria, non fondato sulla Sacra Scrittura e nella tradizione dei primi secoli.

3) Per quanto riguarda gli altri decreti dogmatici rilasciati negli ultimi secoli dal vescovo romano, quali le bolle Unigenitus, Auctorem fidei, il Syllabus del 1864, respingiamo questi in quanto sono in contraddizione con l'insegnamento della chiesa antica e non ne riconosciamo la loro applicazione. Oltre a ciò rinnoviamo tutte quelle proteste che la vecchia chiesa cattolica dell'Olanda già in tempi passati ha sollevato contro Roma.

4) Non accettiamo il Concilio di Trento nelle sue decisioni dogmatiche che riguardano la disciplina mentre accettiamo le sue decisioni dogmatiche per quanto queste coincidono con l'insegnamento della vecchia chiesa.

5) Prendendo in considerazione che la Santa Eucarestia nella Chiesa Cattolica costituisce dai tempi più remoti il punto centrale della funzione religiosa, riteniamo sia nostro dovere anche che osserviamo intatta in tutta la fedeltà la fede antica cattolica del sacramento dell'altare, poichè crediamo che riceviamo il Corpo e il Sangue del nostro Signore Gesù Cristo stesso sotto le forme di pane e vino. La celebrazione eucaristica nella chiesa non è una continua ripetizione o il rinnovamento del sacrificio espiatorio che Gesù una volta per tutte ha offerto, ma il suo carattere di sacrificio consiste nel fatto che esso è la memoria rimanente di quel sacrificio, rappresentazione reale di quella unica manifestazione sulla terra di Cristo per la salvezza dell#umanità, la quale (Ebrei 9, 11-12) continuamente viene prestata da Gesù nel cielo, mentre lui adesso appare alla presenza di Dio per noi (Ebrei 9, 24) Mentre questo è il carattere dell'eucarestia riguardante il sacrificio di Cristo, essa è contemporaneamente un'offerta di sacrificio santo, con la quale i fedeli che hanno ricevuto il corpo ed il sangue del Signore possano costituire una comunità fra di loro (1Cor.10, 17)

6) Speriamo che gli sforzi dei teologi abbiano successo, osservando la fede della chiesa indivisa, per raggiungere un#intesa sulle differenze nate dalle rotture delle chiese. Incitiamo gli ecclesiastici che sono sotto la nostra guida di accentuare, in prima linea nella predica e durante l'insegnamento, la verità religiosa cristiana essenziale, per la quale le confessioni religiose separate si professano unite e di evitare scrupolosamente, durante le discussioni degli ancora esistenti contrasti, ogni infrazione della verità e dell'amore e di guidare i membri della comunità attraverso parole ed esempi; di comportarsi nei confronti dei fedeli di altre confessioni nel modo che corrisponde allo Spirito di Gesù Cristo che è il Salvatore di noi.

7) Con la fedele osservanza dell'insegnamento di Gesù Cristo e con il rifiuto sia degli errori che si basano e sono mischiati con i peccati degli uomini, che di tutti gli abusi ecclesiastici e l'aspirazione gerarchica, crediamo di contrastare con maggior successo le miscredenze e l'indifferenza religiosa, il male peggiore dei nostri tempi.

Rilasciata ad Utrecht il 24 settembre 1889