La ricchezza rovina il cuore (Mt 19, 16-26 - Lc 18, 18-27) - don Franco Barbero

Gesù camminava, in compagnia dei suoi discepoli, oltre il fiume Giordano. Di tanto in tanto gli venivano incontro malati, bambini, uomini e donne sofferenti. Gesù faceva tutto ciò che poteva per ciascuno di loro. Si accorgevano che egli era un maestro diverso da tanti altri che dicevano solo belle parole. Gesù si prendeva a cuore le persone e le loro sofferenze e sovente riusciva ad aiutare qualcuno a mettersi sulla strada della speranza e della guarigione. Tanta gente, dopo aver incontrato Gesù, riprendeva a vivere con più speranza e con una grande fiducia in se stessa e in Dio.

D'un tratto si fece avanti un uomo che voleva porre una domanda a Gesù: «Maestro buono, che devo fare per vivere come piace a Dio?». Gesù gli rispose: «Tu sai quello che Dio ci domanda: non uccidere, non rubare, non mentire, onora il padre e la madre, ama Lui e i fratelli con tutto il cuore». Allora quell'uomo disse: «Tutto questo, caro Gesù, io l'ho compiuto fin dalla mia fanciullezza!». Gesù lo guardò con sorpresa e tenerezza. Finalmente si trovava davanti ad un uomo che aveva cercato di amare Dio davvero, non solo a parole. Vedendo che era desideroso di compiere fino in fondo ciò che piace a Dio, Gesù gli aggiunse: «Ancora una cosa ti manca per attuare fino in fondo la volontà di Dio: distribuisci ai poveri tutto il superfluo, poi vieni e diventa mio discepolo».

Quell'uomo fu come sconvolto dalle parole di Gesù e poi, girandosi indietro, tornò a casa sua. Gesù, fattosi anche lui triste e pensoso, lo guardava in silenzio. Uno dei discepoli si rivolse allora a Gesù: «Che cosa pensi, Gesù? Perché quell'uomo se n'è andato e non viene con te?». Gesù, sospirando con sofferenza, spiegò così: «Come mi dispiace! Sono state le ricchezze a rovinare quell'uomo, a impedirgli di seguirmi. Come è difficile fare la volontà di Dio per coloro che sono ricchi. È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco accetti la proposta di Dio. Le ricchezze si attaccano al cuore e lo distaccano da Dio. Chi vuole essere mio discepolo deve guardarsi dall'accumulo e dall'avidità delle ricchezze».

Le ricchezze, dunque, hanno impedito a quell'uomo di diventare un discepolo di Gesù. Ne aveva tante... e le amava più di Dio... Finisce sempre così! Se uno possiede tante ricchezze e vive in mezzo agli agi, il suo cuore si attacca a queste cose e, poco alla volta, perde interesse per le proposte di Gesù. Anche per il fatto che bisogna scegliere; o pensiamo soltanto a noi stessi e alle nostre cose oppure pensiamo a Dio e ai nostri fratelli. Chi pensa soltanto a fare soldi a palate, ad accumulare, come potrà ancora vedere i più poveri ed essere disponibile a condividere?

Evidentemente Gesù non esige da noi che gettiamo via la roba che abbiamo, ma che non ne facciamo il centro della nostra vita. Soprattutto Gesù ci chiede di saper fare parte di ciò che abbiamo in più con chi è meno fortunato o semplicemente più povero di noi. Una cosa Gesù ci domanda con urgenza: abituati a non sciupare e accontentati di ciò che è necessario nel cibo, nel vestito, nei divertimenti, in tutto. Se noi imparassimo a guardare a chi sta peggio di noi, come ha fatto il samaritano della parabola, non ci permetteremmo certi lussi, certi capricci e certi sprechi.

 

Bibliografia e annotazioni:

* Ci siamo proposti di evidenziare un messaggio chiaro: tra ricchezza e strada di Gesù esiste una opposizione radicale. La "pratica del regno di Dio" e la “pratica dell'accumulo" sono inconciliabili: occorre scegliere. Si veda KARL RENGSTORF, Il vangelo secondo Luca. Paideia, Brescia 1980, pag. 15-16. Ci è sembrato molto difficile mettere insieme radicalità evangelica e realismo quotidiano, senza semplificare i problemi presentando un ideale di povertà romantica che poi non ha agganci con la realtà. Nello stesso tempo abbiamo incontrato molta difficoltà a conciliare l'esigenza di dare qualcosa a chi si trova nel bisogno senza ricadere nello stile della pura e semplice beneficienza ed elemosina, aiutando il gruppo a scoprire lo stile della condivisione.

* Ci è parso positivo che i bimbi scoprano lo scandalo di una chiesa troppo spesso ricca e amica dei ricchi. Le occasioni non mancano per evidenziare la stridente contraddizione che noi tutti e le nostre chiese cristiane rappresentiamo, se ci mettiamo seriamente davanti alla Parola del Vangelo. Saranno essenziali le "verifiche" che i bimbi potranno fare nella realtà quotidiana delle nostre famiglie e delle nostre comunità. Abbiamo anche tentato di smascherare l'illusione che si possa vivere nella ricchezza mantenendo un cuore libero.

* Ci è parso di non doverci limitare alla dimensione personale, come il lettore vede. Questo significa che... la ricchezza rovina non solo il cuore, ma anche il mondo, i rapporti. Forse che le cose cambieranno quasi per un tocco magico? La necessaria dimensione dell'impegno personale va congiunta a quella politica. Per questo abbiamo narrato alcune lotte del passato e del presente, sia vicino che lontano. L'amore alla giustizia è anche lotta. A volte  l'amore esige di essere tradotto in lotta.

* Questa scheda fu svolta mentre in comunità stavamo leggendo il vangelo secondo Luca.

Se si eccettua Giacomo, nessun scritto del N.T. pone più fortemente l'accento sul tema della povertà. Luca soprattutto ha la caratteristica di essere esplicito.

La proclamazione programmatica di Gesù nella sinagoga di Nazareth comincia con l'annuncio dell'evangelo ai poveri e costituisce il tema centrale della predicazione in Luca.

Come i poveri sono proclamati beati, così ai ricchi viene indirizzata la minaccia dei guai. Questa contrapposizione è caratteristica esclusiva di Luca (6,20-24).

La parabola dell'uomo ricco e di Lazzaro (16,19) dimostra quanto sia contrastante e diverso dalla sapienza di questo mondo il giudizio di Dio. Dio rovescia i potenti dai troni ed esalta gli umili, dice il Cantico di Maria.

Il distacco dalla ricchezza è condizione per seguire Gesù (9,57-62). Gesù lo dice al ricco notabile che lo interroga (18,22).

Per questo discorso occorre conoscere bene quale era la situazione di povertà e ricchezza del tempo e della comunità di Luca.

Ricco in genere era chi possedeva un tesoro o dei tesori in una stanza blindata. Per questo egli poteva permettersi banchetti, lusso, raffinatezze. Quelli che nell'antichità potevano permettersi l'investimento fondiario, la speculazione edilizia o simili capitalizzazioni, erano una ristretta cerchia di dominatori o di oligarchie locali.

Ricchezza voleva dire potere politico e collaborazione con i dominatori che distribuivano cariche ed onori a questi potenti.

Si noti che Luca istituisce una lotta, un’opposizione radicale tra l’evangelo e mammona; si tratta di un aut-aut, o l'uno o l'altro.

Dio e Mammona, cioè il denaro, non possono stare insieme.

In Luca la povertà è un fatto teologale prima che una scelta etica. In Luca la lotta di Gesù non è tanto contro il giudaismo, ma contro la ricchezza che ha la tendenza a soppiantare Dio, a diventare di fatto il dio della vita, su cui si fonda la propria esistenza e speranza. Il tempo del Messia (e poi il tempo della comunità-chiesa) è quello in cui si deve scegliere tra Dio e il denaro.

Luca in questa battaglia sta forse in linea con la lettera di Giacomo.

* Attenti: come dire buono o bravo è un concetto generico, così oggi dire "povero" per un bimbo fa pensare a chi muore di fame (o vive nella baracca) oppure rischia di non esprimere nulla di concreto. Come ovviare a questa difficoltà di comunicazione? Non è forse essenziale trovare linguaggi che rimandino a situazioni verificabili qui ed ora per non limitarci solo e sempre a realtà lontane?

* Sarà bene non fare dei ricchi una categoria totalmente esterna a noi. Queste pagine evangeliche mettono in discussione proprio noi, in prima persona, nei nostri attaccamenti alle cose, al superfluo, nella nostra facilità a sprecare e nella nostra scarsa disponibilità a condividere.

* Si presti ancora attenzione ad un fatto: l'evangelo non canonizza i poveri, non dice che sono buoni o migliori degli altri, ma che Dio li ha scelti.È importante non dimenticare che il "mondo dei poveri" ha le sue miserie di ogni genere. Idealizzare non serve perché è contrario alla verità fattuale.