Jean Piaget - psicologo, biologo, pedagogista e filosofo. Padre fondatore dell'epistemologia genetica (studio delle origini della conoscenza) e studioso attento alla psicologia dello sviluppo. In questo articolo parlerò del suo pensiero sull'apprendimento cooperativo.

L'apprendimento cooperativo è un tipo di apprendimento basato sull'interazione all'interno di un gruppo di allievi che collaborano, per il raggiungimento di un comune obiettivo, attraverso un lavoro di approfondimento e di apprendimento che porterà alla costruzione di nuova conoscenza.

Per Piaget le competenze sociali di un bambino possono essere apprese soltanto nell’interazione con altri soggetti. Il bambino interagisce sin dalla sua nascita con l’ambiente in cui si trova e risponde in modo diverso agli stimoli a secondo del suo sviluppo cognitivo. Questo significa che mano a mano che il bambino cresce sviluppa la capacità di comprendere ciò che lo circonda e quindi riesce a produrre delle risposte sempre più specifiche e adeguate alla situazione che si trova a vivere anche dal punto di vista sociale.

 

La società ha inizio a partire da due individui, quando il rapporto tra questi individui modifica il loro comportamento.

 

Se prendiamo in considerazione i luoghi di lavoro non si può parlare di lavoro singolo, individuale, perchè è necessario interagire e integrarsi con gli altri in base ai ruoli e alle persone. Piaget parla di competenze trasversali che possono essere metodologiche e sociali e sono un concetto fondamentale nell’interpretazione qualitativa del ruolo.
La professionalità se ci pensiamo bene è costituita da competenze specialistiche, ovvero da atteggiamenti che gli attori mettono in atto come l'orientamento al problem solving, il coinvolgimento a raggiungere dei risultati specifici, il self-empowerment. A tutto ciò si deve aggiungere la sfera dei comportamenti sociali. Ed è così che le competenze sociali possono essere apprese soltanto nell’interazione con altri.

Piaget, come Bruner (di cui parlaremo nei prossimi articoli), ritiene che i bambini hanno una capacità innata per il loro sviluppo e che le abilità cognitive si sviluppano attraverso l'interazione attiva.

 

Lo sviluppo mentale è una costruzione continua, paragonabile a quella di un vasto edificio che ad ogni aggiunta divenga più solido, o piuttosto alla messa a punto di un delicato meccanismo.

 

Lo sviluppo cognitivo, di cui Piaget e Vygotsky sono i capostipiti, è una delle tre linee teoriche per le ricerche sulla cooperazione. Insieme allo sviluppo cognitivo sono state prese in considerazione il comportamentismo e l'interdipendenza sociale.

Secondo Piaget quando gli uomini cooperano all'interno dell'ambiente, avvengono dei conflitti socio-cognitivi che permettono di stimolare la presa di coscienza e lo sviluppo mentale. Ed è così che viene completata la teoria costruttivista del pensiero in cui il processo di adattamento del bambino all'ambiente circostante è importantissimo per la sua crescita. Il bambino aggiunge delle informazioni che derivano dall'esperienza effettuata nelle strutture mentali preesistenti. Questo modo di acquisizione viene chiamato processo dialettico di assimilazione. Il bambino attiva quel processo attraverso il quale i nuovi dati, acquisiti grazie all'esperienza, vanno a modificare quelle strutture cognitive già esistenti e le adattano ai nuovi. Questo processo viene chiamato processo dialettico di accomodamento.

Piaget scoprì che i principi della nostra logica si sviluppano, non dal momento in cui il bambino acquisisce il linguaggio, ma dall’attività sensoriale e motoria grazie all'interazione con l’ambiente, soprattutto quello socio-culturale. Con la crescita, il bambino apprende sempre di più perchè matura a livello cognitivo e quindi raggiunge lo stadio successivo di apprendimento. Di conseguenza il bambino supera lo stadio precedente. Il primo compito dell’insegnante è quindi quello di generare sempre di più l'interesse nel bambino perchè questo è lo strumento grazie al quale l'alunno può iniziare la comprensione e l'interazione. Bisogna piano piano partendo da un processo ludico fargli scoprire il mondo e portarli a usare le loro capacità creative. Non è necessario spiegargli sempre tutto, ma fargli scoprire la spiegazione del tutto attraverso il dubbio che li spinge a sperimentare e porsi delle domande in autonomia.

 

L’educazione nelle scuole dovrebbe avere come obiettivo principale la formazione di donne e uomini capaci di inventare cose nuove, che non finiscano per ripetere semplicemente ciò che le generazioni precedenti hanno fatto; donne e uomini creativi, inventivi e amanti delle scoperte, che abbiano uno spiccato senso critico, che verifichino senza prendere per buono tutto quello che viene detto loro.